sabato 15 agosto 2009

L'abisso tra Kyoto e il Veneto



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Scritto da Sergio Lironi
venerdì 10 luglio 2009
Sulla base degli accordi di Kyoto, il Veneto entro il 2010 avrebbe dovuto ridurre [rispetto ai livelli del 2000] di 6,1 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 ovvero un minor consumo di combustibili fossili pari a circa 2,1 milioni di tep – tonnellate equivalenti petrolio [pari al 24 per cento del consumo interno lordo regionale di combustibili liquidi].

In realtà non è successo nulla di tutto questo. Di seguito l'analisi di Sergio Lironi, presidente di Legambiente Padova, sull'assenza di politiche energetiche nei piani di programmazione della regione Veneto [fonte Ecopolis].

La relazione illustrativa del Ptrc del Veneto non dedica alcuno spazio alla questione energetica. Eppure la legge urbanistica del 2004 pone al primo posto tra le finalità della pianificazione territoriale la «promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole, finalizzato a soddisfare la necessità di crescere e di benessere dei cittadini, senza pregiudizio per la qualità della vita delle generazioni future, nel rispetto delle risorse naturali» [art. 2].

A questo fine la legge sottolinea la necessità di ricercare le possibili sinergie tra il Ptrc e gli altri strumenti di pianificazione [art. 4] ed afferma che «i piani di settore ed i piani di sviluppo delle grandi reti di servizi sono sempre oggetto di coordinamento con il Ptrc» [art. 24]. D’altra parte, anche il rapporto ambientale allegato al Ptrc riconosce come le questioni energetiche abbiano forti implicazioni di tipo ambientale in relazione soprattutto all’effetto serra ed alle emissioni nocive in atmosfera e, per contro, come le scelte di pianificazione territoriale [localizzazioni insediative, trasporti, reti infrastrutturali, norme tecniche attuative, ecc.] possano direttamente condizionare le politiche energetiche, il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

E’ questo l’indirizzo seguito da diverse altre regioni italiane che, in fase di ridefinizione ed aggiornamento dei propri strumenti di pianificazione, stanno promuovendo la sostenibilità energetico-ambientale nelle trasformazioni territoriali attraverso la definizione di precisi obiettivi quantitativi per il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti e l’incremento delle fonti rinnovabili e con l’individuazione delle strategie necessarie per raggiungerli, suddividendo il territorio in bacini energetici di cui vengono studiate la densità e le caratteristiche della domanda energetica e nel contempo le potenzialità di riconversione [efficienza e riqualificazione energetica, presenza ed indice potenziale di sfruttamento delle diverse fonti energetiche rinnovabili, criteri di localizzazione di nuovi impianti e ridisegno delle reti di distribuz ione, ecc.].


Purtroppo niente di tutto ciò è rintracciabile nel Ptrc del Veneto, anche perché la nostra regione non si è mai neppure dotata di un vero e proprio piano energetico. L’unico tentativo di cui si ha memoria risale all’ormai lontano 2004: un piano privo di una quantificazione degli obiettivi da raggiungere, che venne adottato dalla Giunta nel gennaio del 2005 quale proposta al Consiglio Regionale, ma che non venne mai di fatto approvato.

Alcuni dati riportati nel rapporto ambientale evidenziano la gravità della situazione attuale, al cui deterioramento ha in misura determinante contribuito l’assenza di una qualsiasi visione strategica e di conseguenti politiche di settore e di governo del territorio. Sulla base degli accordi di Kyoto, entro il 2010 [con riferimento all’anno 1990] l’Italia avrebbe dovuto ridurre del 6,5 per cento le proprie emissioni di gas serra: una riduzione percentuale che – con riferimento all’anno 2000 – è salita al 12,6 per cento, essendosi nel decennio precedente registrato nel nostro paese un incremento anziché una diminuzione delle emissioni.

Tradotto in termini regionali [il Veneto incide per il 10,3 per cento sulle emissioni nazionali] detto obiettivo avrebbe dovuto comportare una riduzione [rispetto ai livelli del 2000] di 6,1 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 ovvero un minor consumo di combustibili fossili pari a circa 2,1 milioni di tep – tonnellate equivalenti petrolio [pari al 24 per cento del consumo interno lordo regionale di combustibili liquidi].

In realtà anche nell’ultimo decennio nel Veneto le emissioni climalteranti sono progressivamente aumentate ed il Ptrc nulla dice su come si possa invertire la tendenza. Così come nulla dice sul come si possa sperare di rispettare quanto richiesto dalla Direttiva europea n. 77 del 2001 [agenda di Gőteborg], che imporrebbe di elevare entro il 2010 al 25% la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Com’è noto, nel frattempo nel 2007 la Comunità Europea ha definito quali nuovi obiettivi per il 2020 un incremento del 20% del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili ed un decremento del 20% delle emissioni climalteranti… ma di ciò nel Ptrc non vi è neppure cenno.

L’articolo 27 delle norme tecniche invita genericamente i comuni a predisporre programmi e progetti per la riqualificazione energetica dei sistemi urbani, ma incredibilmente non stabilisce alcun impegno per la Regione per la predisposizione di un organico piano energetico e per la concessione – attraverso appositi bandi – di finanziamenti finalizzati alla redazione ed attuazione dei programmi richiesti ai comuni.


Chiediamo dunque che il Ptrc venga integrato, nella parte analitica e nelle norme, studiandone le connessioni con la questione energetica ed in particolare che:

- Sia obbligatoriamente prevista in tutti gli strumenti di pianificazione territoriale [PTRC, PTCP, PAT / PATI, PUA] la preventiva valutazione della “sostenibilità energetica” degli interventi programmati, con evidenziazione dei potenziali impatti delle scelte operate in termini di aumento dei consumi, di emissioni e di carico imposto alle infrastrutture energetiche a rete, nonché con indicazione delle misure idonee a ridurli o compensarli. Nelle Norme di piano dovranno inoltre essere stabiliti con certezza i tempi e le modalità del monitoraggio di detti effetti, introducendo tra gli indicatori di riferimento quelli rispondenti agli impegni internazionali assunti dal nostro paese [risparmio energetico, emissioni di gas climalteranti, incremento delle fonti energetiche rinnovabili].


- Vengano definiti i principali bacini energetici territoriali, stabilendo per ognuno di essi specifici obiettivi e strategie di riqualificazione energetica e di sviluppo delle fonti rinnovabili.


- Per le diverse aree territoriali venga stabilito un contingentamento delle emissioni globali, istituendo un sistema di “concessioni all’emissione” per ogni nuovo insediamento o intervento (certificati di riduzione delle emissioni, compensazioni ambientali, ecc.).

- Vengano forniti precisi indirizzi e prescrizioni per la pianificazione territoriale ed urbanistica di province e comuni, stabilendo ad esempio che l’attuazione di interventi di trasformazione sia subordinata alla presenza o alla realizzazione di infrastrutture di produzione, recupero, trasporto e distribuzione di energia da fonti rinnovabili, impianti di cogenerazione, reti di teleriscaldamento e raffreddamento, adeguati al fabbisogno degli insediamenti di riferimento.

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