lunedì 31 agosto 2009

GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI NEI NOSTRI TERRITORI


Zoom Foto


Da questo articolo del Giornale di Vicenza, ci si può rendere conto di come i cambiamenti climatici siano evidenti anche nel nostro territorio. In vari luoghi del vicentino le piogge di quest'estate definita "anomala" sono cadute come avviene nei paesi tropicali e hanno fatto notevoli danni.
Questo ci interroga su quando le politiche della Regione e dei comuni veneti in tema di ambiente andranno verso una riduzione delle emissioni di gas serra.

Un violentissimo temporale si è abbattuto sabato sera nella zona di Longa di Schiavon. Si è trattato di un vero proprio ciclone che ha causato danni molto gravi a case e aziende.
Ieri mattina, gli abitanti di Longa di Schiavon che risiedono nell'area di via Peraro, via S. Antonio e via Brentelle erano tutti occupati a contare e a riparare i danni, in alcuni casi consistenti.
Il nubifragio, con raffiche di vento violente, nel giro di pochi minuti ha sradicato alberi, fatto volare coppi e lamiere, danneggiato edifici e distrutto coltivazioni.
È l'ennesimo effetto di un'estate quanto mai anomala, durante la quale le piogge sono precipitate nelle modalità tipiche dei paesi tropicali, sempre accompagnate da grandine e vento fortissimi.
Stavolta, dunque, la conta dei danni è toccata a qualche decina di famiglie longhesi, sulle cui proprietà verso le 18 di sabato si è accanito un autentico ciclone. Il vento fortissimo ha sradicato alberi anche piuttosto alti, come quello del giardino della casa di Marco Ramina in via Brentelle. In alcuni casi gli alberi si sono spezzati e cadendo hanno danneggiato costruzioni e ringhiere. Sono intervenuti i vigili del fuoco di Bassano che hanno lavorato con alacrità fino alle 11 circa, cercando di rimediare ai danni più gravi.
Tra le più colpite, l'azienda agricola di Amedeo Bernardi, in via Peraro, e la ditta Grendene snc di minuteria metallica in via Brentelle.
«Sono tornato dalle ferie sabato alle 23.30 – spiega Bernardo Valerio della Grendene, che è anche presidente comunale degli artigiani – e mi sono trovato davanti a questa brutta sorpresa. Il vento ha sollevato i pannelli che ricoprono il tetto, alcuni dei quali sono caduti nel laboratorio. Certo, noi ed altre famiglie della zona abbiamo subito un bel danno, ma la cosa più importante è che non si sia fatto male nessuno».
Giordano Dellai

venerdì 28 agosto 2009

ACQUAPARK E TOWER 47 A CASSOLA: SVILUPPO INSOSTENIBILE




Il comune di Cassola, come purtroppo il Veneto in generale, non sta dimostrando nessun interesse per le problematiche climatiche e ambientali e si continua a proporre progetti assurdi contrari ad ogni logica di sviluppo sostenibile che contribuiranno ancora di più a violentare questo territorio.
In questo articolo tutti i dati dei megaprogetti dell'Acquapark e della Tower 47 a Cassola.

ACQUAPARK:

- parco acquatico in un'area di 30 mila metri quadrati
- due piani fuori terra e un piano interrato
- una superficie coperta di circa 4200 metri quadrati
- una volumetria fuori terra circa 31 mila metri cubi
- una piscina tradizionale per il nuoto dotata di piccola tribuna per il pubblico
- una grande vasca per le attività ludiche e ginniche
- due vasche interne ad uso ludico
- una grande vasca esterna riscaldata con alcuni scivoli
- saune e bagni
- una terrazza solarium
- un bar ristorante
- parcheggio con oltre 300 posti auto
- un'ampia zona a verde attrezzato
- costo dell'opera stimato in 16 milioni di euro
- durata della concessione per la gestione della struttura è prevista in 34 anni










“TOWER 47”: UNA TORRE DI 56 METRI PROGETTATA SULLA SS 47 A CASSOLA

Si chiama “Tower 47” ed è il progetto di un edificio a torre, firmato dall'architetto Valentino Ivano Sebellin, che sarà realizzato in territorio comunale di Cassola, lungo la SS Valsugana, entro il 2013.
La torre avrà sedici piani più uno, per un'altezza fino a 56 metri, e sarà costituita da otto livelli ad uso direzionale e da altri otto, quelli più alti, ad uso alberghiero-ricettivo.
Oltre ai 16 piani scoperti, l'edificio verticale disporrà di due livelli completamente interrati - con autorimessa per circa 100 posti auto - più uno fuori terra, oltre al livello di copertura, destinato agli impianti tecnologici.
“Tower 47” sarà dotato "di ampi parcheggi in superficie ed interrati, sale per la ristorazione e l’intrattenimento, boutique, ambienti per il relax, bar ed altro ancora."
Il piano terra - si legge nella descrizione dell'arch. Sebellin - è destinato “ad uso e servizio dell'intera torre”, con la reception per la parte direzionale e la parte ricettiva, bar, uffici, servizi, sala lettura e sala internet.
Dal primo all'ottavo piano la struttura conterrà “unità immobiliari a destinazione direzionale di varie misure e tipologie, con ampie terrazze poste tra la parete in vetro e la particolare struttura d’angolo che caratterizza ed identifica l’intero complesso architettonico”.
I piani dal nono al sedicesimo della “Tower 47” saranno invece “destinati esclusivamente alle camere d’albergo divise in otto unità appositamente ricavate e studiate per le persone portatrici di Handicap con accesso diretto verso la via di fuga e 12 camere doppie per piano”.
“Qui noi cerchiamo di costruire un edificio - si legge ancora nelle note a margine del progetto - che consente agli uomini utili di guardare in alto quale segno di una doverosa contemporaneità pensata senza dover arrossire di fronte alle nostre tradizioni e al nostro passato.”

mercoledì 26 agosto 2009

CENA DI AUTOFINANZIAMENTO


Sabato 13 settembre si terrà presso il Presidio di San Pietro, che da anni sta lottando in quel paese a difesa dell'ambiente e della salute contro la Zincheria Valbrenta una cena di autofinanziamento.
Confermare quanto prima la propria presenza.


Per informazioni telefonare a Rita: 347 6704092 oppure a Daniele: 338 7986022

domenica 23 agosto 2009

CEMENTIFICAZIONE DELLA PIANA DI MARCESINA


Marcesina, dista circa 20 Km da Enego, è situata a 1350 metri di quota, è inserita nelle zone di notevole interesse pubblico dal decreto ministeriale dei Beni Culturali e Ambientali (1 agosto 1985). Fa parte della rete natura 2000 che risponde alle direttive CEE 79/409 e 92/43, è zona SIC (Siti di Importanza Comunitaria) recepita con delibera della Giunta Regionale del Veneto (448 del 21.02.2003-IT3220036 Altopiano dei Sette Comuni ed è gravata di Uso Civico.
Nell'ambito dell'intesa fra Regione Veneto e Provincia Autonoma di Trento a favore dei Comuni transfrontalieri, che prevedeva finanziamenti di progetti nei settori dello sviluppo locale, della sanità, della cultura, dell'alta formazione, dell'istruzione e della formazione, delle infastrutture e reti di trasporto, quindi nei settori base per una inversione di marcia rispetto alla tendenza negativa attuale, l'Amministrazione di Enego è riuscita ad ottenere un finanziamento di 3.250.000 euro destinandolo quasi esclusivamente a Marcesina, con un progetto che rovinerà la parte più bella e conservata del suo territorio.
In pratica c'è l'intenzione di urbanizzare la Piana, distruggendo quindi quel che resta di importante dal punto di vista ambientale di Enego.
Parte preponderante del finanziamento di 3.250.000 euro verrà utilizzata per realizzare nove aree di sosta per circa 900 autovetture, 50 piazzole per camper con relativi scarichi, focolari, tavoli e servizi igienici di supporto al pic-nic e relative strade di accesso. L'area sarà dotata di parchimetri a pagamento. Il tutto occuperà un'area di 33.600 mq, più le strade di accesso. Il tutto con studi abbozzati ma da approfondire sui flussi di traffico, sui costi di gestione, sull'incidenza degli scarichi di depurazione, sull'incidenza del periodo di disgelo sulle strutture.
Il tutto stravolgendo una zona SIC, senza preoccuparsi dei danni che verranno portati alla falda acquifera, che fornisce al sottostante Valbrenta alla flora e alla fauna, e all'aumento delle emissioni causate dalle automobili alla faccia del protocollo di Kyoto, senza tener conto invece, che sarebbe possibile un altro tipo di valorizzazione della Piana di Marcesina dal punto di vista naturalistico, ambientale e archeologico.

sabato 15 agosto 2009

L'abisso tra Kyoto e il Veneto



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Scritto da Sergio Lironi
venerdì 10 luglio 2009
Sulla base degli accordi di Kyoto, il Veneto entro il 2010 avrebbe dovuto ridurre [rispetto ai livelli del 2000] di 6,1 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 ovvero un minor consumo di combustibili fossili pari a circa 2,1 milioni di tep – tonnellate equivalenti petrolio [pari al 24 per cento del consumo interno lordo regionale di combustibili liquidi].

In realtà non è successo nulla di tutto questo. Di seguito l'analisi di Sergio Lironi, presidente di Legambiente Padova, sull'assenza di politiche energetiche nei piani di programmazione della regione Veneto [fonte Ecopolis].

La relazione illustrativa del Ptrc del Veneto non dedica alcuno spazio alla questione energetica. Eppure la legge urbanistica del 2004 pone al primo posto tra le finalità della pianificazione territoriale la «promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole, finalizzato a soddisfare la necessità di crescere e di benessere dei cittadini, senza pregiudizio per la qualità della vita delle generazioni future, nel rispetto delle risorse naturali» [art. 2].

A questo fine la legge sottolinea la necessità di ricercare le possibili sinergie tra il Ptrc e gli altri strumenti di pianificazione [art. 4] ed afferma che «i piani di settore ed i piani di sviluppo delle grandi reti di servizi sono sempre oggetto di coordinamento con il Ptrc» [art. 24]. D’altra parte, anche il rapporto ambientale allegato al Ptrc riconosce come le questioni energetiche abbiano forti implicazioni di tipo ambientale in relazione soprattutto all’effetto serra ed alle emissioni nocive in atmosfera e, per contro, come le scelte di pianificazione territoriale [localizzazioni insediative, trasporti, reti infrastrutturali, norme tecniche attuative, ecc.] possano direttamente condizionare le politiche energetiche, il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

E’ questo l’indirizzo seguito da diverse altre regioni italiane che, in fase di ridefinizione ed aggiornamento dei propri strumenti di pianificazione, stanno promuovendo la sostenibilità energetico-ambientale nelle trasformazioni territoriali attraverso la definizione di precisi obiettivi quantitativi per il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti e l’incremento delle fonti rinnovabili e con l’individuazione delle strategie necessarie per raggiungerli, suddividendo il territorio in bacini energetici di cui vengono studiate la densità e le caratteristiche della domanda energetica e nel contempo le potenzialità di riconversione [efficienza e riqualificazione energetica, presenza ed indice potenziale di sfruttamento delle diverse fonti energetiche rinnovabili, criteri di localizzazione di nuovi impianti e ridisegno delle reti di distribuz ione, ecc.].


Purtroppo niente di tutto ciò è rintracciabile nel Ptrc del Veneto, anche perché la nostra regione non si è mai neppure dotata di un vero e proprio piano energetico. L’unico tentativo di cui si ha memoria risale all’ormai lontano 2004: un piano privo di una quantificazione degli obiettivi da raggiungere, che venne adottato dalla Giunta nel gennaio del 2005 quale proposta al Consiglio Regionale, ma che non venne mai di fatto approvato.

Alcuni dati riportati nel rapporto ambientale evidenziano la gravità della situazione attuale, al cui deterioramento ha in misura determinante contribuito l’assenza di una qualsiasi visione strategica e di conseguenti politiche di settore e di governo del territorio. Sulla base degli accordi di Kyoto, entro il 2010 [con riferimento all’anno 1990] l’Italia avrebbe dovuto ridurre del 6,5 per cento le proprie emissioni di gas serra: una riduzione percentuale che – con riferimento all’anno 2000 – è salita al 12,6 per cento, essendosi nel decennio precedente registrato nel nostro paese un incremento anziché una diminuzione delle emissioni.

Tradotto in termini regionali [il Veneto incide per il 10,3 per cento sulle emissioni nazionali] detto obiettivo avrebbe dovuto comportare una riduzione [rispetto ai livelli del 2000] di 6,1 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 ovvero un minor consumo di combustibili fossili pari a circa 2,1 milioni di tep – tonnellate equivalenti petrolio [pari al 24 per cento del consumo interno lordo regionale di combustibili liquidi].

In realtà anche nell’ultimo decennio nel Veneto le emissioni climalteranti sono progressivamente aumentate ed il Ptrc nulla dice su come si possa invertire la tendenza. Così come nulla dice sul come si possa sperare di rispettare quanto richiesto dalla Direttiva europea n. 77 del 2001 [agenda di Gőteborg], che imporrebbe di elevare entro il 2010 al 25% la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Com’è noto, nel frattempo nel 2007 la Comunità Europea ha definito quali nuovi obiettivi per il 2020 un incremento del 20% del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili ed un decremento del 20% delle emissioni climalteranti… ma di ciò nel Ptrc non vi è neppure cenno.

L’articolo 27 delle norme tecniche invita genericamente i comuni a predisporre programmi e progetti per la riqualificazione energetica dei sistemi urbani, ma incredibilmente non stabilisce alcun impegno per la Regione per la predisposizione di un organico piano energetico e per la concessione – attraverso appositi bandi – di finanziamenti finalizzati alla redazione ed attuazione dei programmi richiesti ai comuni.


Chiediamo dunque che il Ptrc venga integrato, nella parte analitica e nelle norme, studiandone le connessioni con la questione energetica ed in particolare che:

- Sia obbligatoriamente prevista in tutti gli strumenti di pianificazione territoriale [PTRC, PTCP, PAT / PATI, PUA] la preventiva valutazione della “sostenibilità energetica” degli interventi programmati, con evidenziazione dei potenziali impatti delle scelte operate in termini di aumento dei consumi, di emissioni e di carico imposto alle infrastrutture energetiche a rete, nonché con indicazione delle misure idonee a ridurli o compensarli. Nelle Norme di piano dovranno inoltre essere stabiliti con certezza i tempi e le modalità del monitoraggio di detti effetti, introducendo tra gli indicatori di riferimento quelli rispondenti agli impegni internazionali assunti dal nostro paese [risparmio energetico, emissioni di gas climalteranti, incremento delle fonti energetiche rinnovabili].


- Vengano definiti i principali bacini energetici territoriali, stabilendo per ognuno di essi specifici obiettivi e strategie di riqualificazione energetica e di sviluppo delle fonti rinnovabili.


- Per le diverse aree territoriali venga stabilito un contingentamento delle emissioni globali, istituendo un sistema di “concessioni all’emissione” per ogni nuovo insediamento o intervento (certificati di riduzione delle emissioni, compensazioni ambientali, ecc.).

- Vengano forniti precisi indirizzi e prescrizioni per la pianificazione territoriale ed urbanistica di province e comuni, stabilendo ad esempio che l’attuazione di interventi di trasformazione sia subordinata alla presenza o alla realizzazione di infrastrutture di produzione, recupero, trasporto e distribuzione di energia da fonti rinnovabili, impianti di cogenerazione, reti di teleriscaldamento e raffreddamento, adeguati al fabbisogno degli insediamenti di riferimento.